È opportuno iniziare l’articolo affermando che non vi è alcun tipo di connessione fra animali domestici e trasmissione del Covid-19. Nessun animale domestico-cani e gatti-in particolar modo non sono un tramite o dei portatori attivi del virus.

Fin dall’inizio della pandemia questo concetto è stato affermato e ribadito da tutti gli studiosi e media del mondo, affinché tutta questa situazione drammatica per l’umanità non si trasformi in tale anche per gli animali, che rischiano l’abbandono.

Ma in linea di massima ciò che si può affermare su di loro è che possono essere contagiati dal loro umano che è stato colpito dal Coronavirus. Perciò l’Istituto superiore di sanità ha ribadito che i nostri amici a quattrozampe devono essere tutelati dai loro proprietari affetti da Covid-19.

A confermare l’innocenza degli animali domestici e la loro non contagiosità sono i numeri bassissimi di casi di animali affetti da Covid-19 in tutto il mondo.

Infatti sono solo 4 gli animali risultati positivi al test: 2 cani e 2 gatti. Tre di loro situati ad Hong Kong e 1 gatto in Belgio. In tutti e quattro i casi gli animali abitavano in casa con persone affette dal Coronavirus e questo dimostra con maggiore certezza che gli animali non trasmettono il virus ma che al massimo lo possono contrarre dai padroni.

Anche sugli animali, come per gli umani, ci sono due tipologie di contagiati: quelli asintomatici oppure quelli paucisintomatici (ovvero la manifestazione di sintomi).

Nei tre casi ad Hong Kong di 2 cani e 1 gatto affetti dal virus, si trattava di casi asintomatici.

Lo studio dell’Università di Torino

Ad approfondire e studiare questa situazione troviamo due professori dell’Università di Torino: il professor Sergio Rosati (Professore Ordinario di Malattie infettive del Dipartimento di Scienze veterinarie) e la dottoressa Barbara Colitti, ricercatrice e borsista presso il dipartimento del prof. Rosati.

Entrambi i professori stanno conducendo questo studio affinché possano dire con certezza che gli animali domestici non trasmettono il virus ma che, come noi umani, ne sono vittime e anzi possono essere contagiati proprio da noi, nel caso fossimo positivi al tampone.

«Lo studio che stiamo conducendo mira a capire se c’è un movimento anticorpale nei cani e gatti che sono stati a contatto con persone positive Covid-19 – afferma il prof. Rosati –. Se questo non verrà riscontrato, così come onestamente ci aspettiamo, allora vuol dire che se l’animale è venuto a contatto con delle dosi infettanti allora l’infezione che ha subito è talmente blanda da non aver neanche coinvolto il sistema immunitario. E questo avvalorerebbe l’ipotesi che non giocano alcun ruolo attivo nella trasmissione. Però questo tipo di affermazione deve essere confermata dai numeri. Ossia dopo aver testato un adeguato numero di animali».

Affinché questa ricerca possa dare degli esiti utili e importanti è stato richiesto a tutti i veterinari e laboratori diagnostici di prelevare del siero dai cani e dai gatti in modo tale da poterli analizzare.

L’ISS ha affermato che si tratta di un virus totalmente nuovo per il mondo scientifico ed è per questo che è necessario poter effettuare quanti più studi e ricerche possibili, solo conoscendolo meglio si può sconfiggere questo virus e solo comprendendo il nesso fra animali domestici e virus si può evitare ai nostri amici pelosi di contagiarsi e soffrire.

Il discorso dell’istituto superiore della sanità si conclude con un messaggio diretto a tutti coloro che hanno nelle proprie case uno o più animali. È necessario adottare dei comportamenti analoghi a quelli che facciamo su noi stessi per prevenire il contagio, ovvero lavarsi spesso le mani, limitare i rapporti sociali e in caso con gli animali non avvicinarsi troppo se si ha il minimo dubbio di essere infetti.

Enpa e Lav a favore delle linee guida del Professor Rosati

In tutto questo episodio, che vede protagonisti gli animali, si sono esposti anche l’Enpa e la Lav, due delle più importanti associazioni animaliste.

Carla Rocchi, Presidente dell’Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali) ha affermato che tutto ciò è solo una prudenza che tutela gli animali domestici e che bisogna guardare ad essi e salvaguardare la loro salute proprio come si farebbe con una persona cara.

Per far fronte alla richiesta del prof Rosati, di isolare gli animali dai loro padroni affetti dal Coronavirus, l’Enpa e la protezione civili si offrono volontari a prendersi carico di questi animali fino a quando i loro padroni saranno ricoverati in ospedale.

Anche la Lega Antivivisezione ha dato la sua conferma e appoggio nelle parole della ricerca scientifica di proteggere gli animali dai padroni infetti e come per i suoi colleghi dell’Enpa hanno ribadito che gli animali devono essere valutati proprio come noi umani e come noi ci tuteliamo e preveniamo il virus anche per loro deve essere così.

 «Nessuna novità. Fin con il primo decalogo, confermato da Iss e Ministero della Salute, si è evidenziato che gli animali domestici non trasmettono il coronavirus. Una nota tecnica è entrata nei particolari confermandolo e dando in più delle indicazioni – dichiara il presidente della Lav, Gianluca Felicetti-. Che nella sostanza si traducono in precauzioni partendo dal principio che con gli animali domestici occorre comportarsi come con tutti gli altri familiari umani». Ciò che invece va evitato sono gli allarmi infondati o le manipolazioni di evidenze scientifiche», «perché non siano commessi errori di interpretazione».