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Il nostro cibo ai gatti, perché no?

In molti credono che il modello di alimentazione “all’antica” per i gatti sia quello migliore, ovvero far mangiare loro ciò che mangiamo noi esseri umani. L’affermazione è stata analizzata, in un’intervista pubblicata oggi nell’edizione online di Repubblica, dal medico veterinario Marco Melosi, che ha così comparato il cibo casalingo (avanzi, o comunque alimenti per esseri umani) al petfood.

Melosi ha bocciato senza dubbi a riguardo l’ipotesi che il nostro cibo possa essere comparabile a quello apposito per gatti, dicendo: “I nostri amici felini hanno un fabbisogno molto diverso rispetto al nostro, dal quale derivano esigenze alimentari diverse. A dire il vero, non basta neppure distinguere ‘cibo per umani’ da ‘cibo per gatti’, perché gli alimenti e la quantità giornaliera con cui essi vengono somministrati all’animale variano anche in base alla taglia e all’età del gatto”.

Marco Melosi ha poi spiegato un interessante dato, riguardante l’importanza rappresentata dalle proteine per i gatti, che in proporzione devono assumerne il triplo rispetto agli esseri umani: “Mentre l’uomo necessita di appena il 15% di calorie del suo fabbisogno giornaliero tramite le proteine, esse rappresentano nei gatti il 45% del fabbisogno totale in media. Ma questo è soltanto uno dei tanti parametri da rispettare (ne esistono 42 differenti) per una nutrizione corretta e bilanciata”. Conclude così Melosi, che vuole così far intendere ai padroni l’importanza del petfood, essenziale per la salute del gatto nonostante richieda sforzi economici non da poco rispetto al cibo comune.

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